Fra Tardogotico e Rinascimento: Messina tra Sicilia e il continente

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  • Fulvia Scaduto Università di Palermo

DOI:

https://doi.org/10.26754/ojs_artigrama/artigrama.2008237805

Resumen

A menudo la arquitectura producida en el ámbito de Mesina entre los siglos XV y XVI se ha interpretado como ajena, con respecto al contexto de la isla. Probablemente haya que mitigar la imagen de Mesina como la ciudad más toscana y renacentista del Sur: seguramente los terremotos que afectaron de manera devastadora a Mesina y la Sicilia oriental sustrajeran numerosas pruebas de una prolongada permanencia del Gótico en esta área, condicionando inevitablemente la lectura de los historiadores. A esto habría que añadir que los palacios de Taormina se han fechado por error muy tempranamente, situándolos a principios del siglo XV. En realidad en estos episodios (y otros, como los de palacios de Cosenza) el lenguaje del Gótico tardío se manifiesta entre la Sicilia y la Calabria como un fenómeno vital que dura hasta al menos las primeras décadas del siglo XVI y se puede hallar en numerosas fábricas que la historia nos ha legado en restos o fragmentos de restos.

El Renacimiento aparece en el Noreste de Sicilia de la mano de escultores que emplean el mármol blanco de Carrara (activos sobre todo en Mesina y Catania) y se dedican a la realización de monumentos, altares, capillas, portales etcétera. Desde este punto de vista, Mesina sigue una parábola análoga a la de Palermo, donde la arquitectura tardogótica convive con la escultura renacentista. La influencia del clasicismo del mármol, de la tradición tardogótica y el debate originado en el duomo de Mesina, una obra que se estaba terminando todavía a principios del siglo XVI, parece producir en los centros de la provincia una serie de peculiares episodios en los que se experimenta la posibilidad de contaminaciones e hibridaciones (portales de Tortorici, Mirto, Mistretta, etc.).

Sobre todo la presencia en Mesina (desde 1528) de Polidoro da Caravaggio ocasiona un decidido viraje en dirección clasicista, introduciendo en la ciudad el lenguaje a la romana. La ciudad experimenta un poderoso cambio con la llegada de Carlos V (1535) y el debate que deriva representa un auténtico giro con respecto al resto de Sicilia.

L’architettura prodotta in ambito messinese fra Quattro e Cinquecento si è spesso prestataad una valutazione di estraneità rispetto al contesto isolano. L’idea che Messina sia la cittàpiù toscana e rinascimentale del sud va probabilmente mitigata: i terremoti che hanno colpito in modo devastante Messina e la Sicilia orientale hanno probabilmente sottratto numeroseprove di una prolungata permanenza del gotico in quest’area condizionando inevitabilmentela lettura degli storici. Bisogna aggiungere che i palazzi di Taormina risultano erroneamenteretrodatati e legati al primo Quattrocento. In realtà in questi episodi (ed altri, come quelli dipalazzi di Cosenza) il linguaggio tardogotico si manifesta tra Sicilia e Calabria come un fenomeno vitale che si protrae almeno fino ai primi decenni del XVI secolo ed è riscontrabile in molteplici fabbriche che la storia ci ha consegnato in resti o frammenti di resti.

Il rinascimento si affaccia nel nord est della Sicilia con l’opera di scultori che usano ilmarmo bianco di Carrara (attivi soprattutto a Messina e Catania) e che sono impegnati nellarealizzazione di monumenti, altari, cappelle, portali ecc. Da questo punto di vista Messinasegue una parabola analoga a quella di Palermo dove l’architettura tardogotica convive con lascultura rinascimentale. L’influenza del classicismo del marmo, della tradizione tardogotica eil dibattito che si innesca nel duomo di Messina, un cantiere che si andava completando ancoranel corso del primo Cinquecento, sembrano generare nei centri della provincia una serie di singolari episodi in cui viene sperimentata la possibilità di contaminazione e ibridazione (portalidi Tortorici, Mirto, Mistretta ecc.).

È soprattutto la presenza di Polidoro da Caravaggio a Messina (dal 1528) a produrreuna decisa virata in senso classicista, introducendo nella città il linguaggio alla romana. Lacittà subisce un poderoso scarto con l’ingresso di Carlo V (1535) e il dibattito che ne scaturisce costituisce un momento di svolta reale rispetto al resto della Sicilia.

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Publicado

01-12-2008

Cómo citar

Scaduto, F. (2008). Fra Tardogotico e Rinascimento: Messina tra Sicilia e il continente. Artigrama, (23), 301–326. https://doi.org/10.26754/ojs_artigrama/artigrama.2008237805