Observaciones elementales sobre el lugar
DOI:
https://doi.org/10.26754/ojs_zarch/zarch.201319369Resumen
A conclusione della sua Storia dell’architettura moderna, pubblicata a Londra nel 1980, Kenneth Frampton riporta nel capitolo finale, “Luogo, produzione e architettura: verso una teoria critica del costruire”, un resoconto sugli sviluppi recenti dell’architettura e sulle tendenze allora in atto. Dopo aver sottolineato l’inefficacia del planning operativo nella messa a punto della forma fisica degli in- sediamenti, verso cui sembrava mostrare un sorta di indifferenza, l’autore rivolgeva lo sguardo verso le potenziali promesse del disegno urbano, annotando: «Come ha messo in rilievo Hans Sedlmayr, c’è un momento inevitabile in cui luogo e opera si fondono insieme per produrre quella qualità di carattere da cui alla fine riceviamo il nostro senso di identità». Un tema di fondo anticipato nella breve introduzione che registra la divisione della cultura e delle pratiche architettoniche tra una linea d’azione orientata a interpretare i modi dominanti della produzione e una seconda, più difensiva, che mira a ripristinare il senso delle relazioni, correndo tuttavia il rischio di scivolare nell’introversione dell’enclave. Ne fa le spese il senso stesso dell’urbanità e, in definitiva, la qualità dell’abitare. Né sem- bra potersi ravvisare una spinta da parte delle popolazioni stesse, il cui disagio si rivolge per lo più al volto rassicurante della tradizione, se non alla sua parodia postmodernista, senza andare «oltre la formulazione di un giudizio superficiale di stile per chiedere alla pratica architettonica di riproporsi come obbiettivo la creazione del luogo, e una ridefinizione critica ma creativa delle qualità concrete dell’ambiente costruito».