Rinascimento alla francese: Gabriele Licciardo, architettura e costruzione nel Salento della metà del Cinquecento

Autores/as

  • Marco Rosario Nobile

DOI:

https://doi.org/10.26754/ojs_artigrama/artigrama.2015308140

Palabras clave:

Architettura del XVI secolo, stereotomia, Salento, Gabriele Licciardo, Philibert Delorme

Resumen

Riasunto

L’architettura salentina del XVI secolo offre ricchezza e profondità di riferimenti ma anche ostacoli posti contestualmente da una documentazione incompleta e priva di riscontri sicuri. Di questa labilità di assunti è intrisa la vicenda della personalità che viene considerata risolutiva, quella più nota alla storiografia architettonica: Gabriele Licciardo. Questo studio parte da una ricostruzione plausibile della biografia del maestro alla luce delle poche notizie esistenti e dell’architettura costruita. Per individuare aspetti utili ad inquadrare il caso Licciardo occorre osservare fabbriche del Salento che sono accomunate da sperimentazioni significative nel campo delle volte in pietra: l’abside (volta impostata su una geometria semi ennagonale e chiave pendente con figurazioni scultoree) della chiesa di Santa Croce a Lecce o il grande vano quadrato posto in corrispondenza dell’ala nord del castello di Cavallino (volta a spigoli vivi). Si tratta di soluzioni costruttive che non sembrano avere radici né nella tradizione costruttiva salentina né nella trattatistica italiana, mentre delineano gli esordi di una solida tradizione locale. I riferimenti possibili denunciano un milieu extra peninsulare e un bagaglio di conoscenze che hanno relazioni indirette con le soluzioni teorizzate da Philibert Delorme. Il mondo francese si affaccia quindi in Salento, rendendo all’improvviso problematici i paradigmi su cui si è basata la costruzione storiografica. Gli indizi sinora emersi e le riflessioni qui proposte obbligano a tirare conclusioni diverse da quelle sinora postulate in merito alla provenienza di Licciardo e soprattutto alla sua formazione.

Parole chiave

Architettura del XVI secolo, stereotomia, Salento, Gabriele Licciardo, Philibert Delorme.

Resumen

La arquitectura del Salento del siglo XVI presenta no sólo riqueza y profundidad de referencias, sino también obstáculos, por la documentación que resulta incompleta y sin datos fehacientes. Así de poco definido resulta el perfil biográfico de un personaje clave, el más conocido por la historiografía de la arquitectura: Gabriele Licciardo. El presente trabajo arranca de una reconstrucción plausible de la biografía del maestro a partir de las pocas noticias existentes y de la arquitectura construida. Para contextualizar la figura de Licciardo, es preciso analizar fábricas salentinas que comparten experimentos significativos en el volteo de bóvedas en piedra: el ábside (bóveda levantada sobre una geometría semieneagonal y clave pinjante con decoración escultórica) de la iglesia de la Santa Cruz de Lecce o el gran espacio de planta cuadrangular dispuesto en el ala norte del castillo de Cavallino (bóveda aristada). Son soluciones construc-tivas que parecen no tener raíces ni en la tradición constructiva salentina, ni en los tratados de estereotomía italianos, sino que apuntan a los comienzos de una firme tradición local. Las posibles referencias sugieren unas raíces foráneas y un legado de conocimientos que guardan relación indirecta con las soluciones propuestas por Philibert Delorme. Así el mundo francés se asoma al Salento, cuestionando los paradigmas en los que se ha venido basando la construcción historiográfica. Los indicios encontrados hasta el momento y las reflexiones que se proponen en este trabajo, llevan a sacar conclusiones distintas de las que se han manejado hasta ahora en relación con el origen y sobre todo la formación de Licciardo.

Palabras clave

Arquitectura del siglo XVI, estereotomía, Salento, Gabriele Licciardo, Philibert Delorme.

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Publicado

01-12-2015

Cómo citar

Nobile, M. R. (2015). Rinascimento alla francese: Gabriele Licciardo, architettura e costruzione nel Salento della metà del Cinquecento. Artigrama, (30), 193–219. https://doi.org/10.26754/ojs_artigrama/artigrama.2015308140